VADEMECUM / L' apprendimento
> Torna alla bacheca




E' impossibile dire quanto ci voglia a "imparare il tango".
Allo stesso modo di quello di uno strumento musicale, lo studio del tango può essere un tragitto potenzialmente infinito.

Non c' è un limite e se lo si intravede, possiamo star certi che c' è, al di là, un limite ulteriore.

Puntare sempre al confine successivo può essere molto stimolante. O anche molto frustrante, per carità.

Può succedere, che ci si avvilisca, nel caso in cui la possibilità di migliorare continuamente venga vista come una condizione irrisolvibile di inadeguatezza, invece che come un continuo, fertilissimo stimolo.
Il consiglio che vi do è di ascoltare il vostro corpo e darvi la pazienza necessaria a godere di tutti i piccoli continui progressi che farete, senza proiettarvi subito verso riferimenti al di là della vostra portata.

Un' immagine che propongo sempre, ai principianti è quella di una semplice camminata, ben risolta, in armonia con sè e con l' altro, che dà molte più soddisfazioni di una sequenza funambolica di passi eseguiti in modo approssimativo.

Continuo a dirlo sapendo benissimo che un principiante non ci crederà mai; almeno finché, acquisita un po' d' esperienza, non arriverà ad avere strumenti più evoluti che lo mettano in grado di accettare la bellezza della semplicità. Quasi un paradosso.

Del resto, la donna cammina cercando di restare ferma, va all' indietro indirizzandosi in avanti...
Insomma, io continuo a dirlo.

Nel dirlo, comunque -tanto per uscire dalla metafisica dell' armonia- posso darvi, come riferimento, un periodo di studio "medio" di circa tre mesi, dopo i quali acquisterete una sicurezza sufficiente nei vostri mezzi; abbastanza per consentirvi di non pensare a una spedizione in milonga (il posto dove si balla il tango) come a una missione suicida.

In realtà potreste andare a ballare già dopo la prima sera (nulla osta, anzi!) ma, insomma... se proprio volete aspettare di avere quel paio di strumenti tecnici in più... diciamo tre mesi. Mediamente.

Alla fine del primo anno sarete svezzati; alla fine del terzo, emancipati.
Qualcuno farà prima, qualcun altro ci metterà di più... prendete questi dati come riferimenti indicativi.

Detto questo -per tornare al paragone musicale- c' è chi si contenta di aver imparato a suonare "per Elisa" mettendo dei Post-it con i numeri sui tasti del pianoforte e chi spera di comporre nuove sinfonie. In mezzo, c' è un universo di possibilità.
Ognuno farà la sua strada; l' augurio è che sia un percorso che corrisponda a quanto sentite davvero dentro.
E vedrete che, con la pratica, a entrare in comunicazione con qualcosa di insospettato e profondo, arriverete spesso. E sarà una bella sensazione.




>
Torna alla bacheca